Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 5294 (Colbertinus 2509; regius C. 418. 5.5) [ed. Pertz=2]
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sec. XIPergamena;
ff. 177; mm 270 x 192; testo scritto a piena pagina di rr. 22/ll. 22 - eccetto i ff. 59-67 dove il numero oscilla tra 24/25 linee - con specchio di scrittura 193 × 135. Iniziali semplici; titolature in onciale e testo in scrittura carolina. Note marginali in scrittura corsiva del XVII secolo accompagnano il testo del Liber de episcopis Mettensibus (ff. 1v-15r). Il manoscritto, creato ad uso della chiesa di Metz, contiene testi che concernono santi e pontefici della città: oltre a scritti di carattere agiografico, trovano posto un'epistola rivolta al vescovo Adalberone II, nonché delle genealogie episcopali della stessa sede. Ai ff. 16r-17v la prima mano ha copiato una lista di vescovi della città contenente i nomi fino a Adalberone I († 964). Al f. 1r si trova l'indice del codice, steso dallo stesso copista che ha redatto il testo. La presenza della Vita di Adalberone II († 1005) (ff. 68v-88v), fornisce il terminus post quemper la compilazione del codice. La datazione può essere maggiormente circostanziata dai versi vergati al f. 176v che riferiscono il nome del copista, Bettone, e quello del committente della copia, Costantino, abate di Saint-Symphorien di Metz tra il 1005 e il 1047/1048: «Pontificale decus qui gestit noscere cautus, / Perlegat hunc librum, Bettonis harundine scriptum, / Quem Constantini statuerunt iussa patrari / Ad decus augendum vel honorem multiplicandum / Martyris eximii victoris Symphoriani». Se il colophon consente con certezza di determinare il terminus ante quem fu realizzato il manufatto (l'abbaziato di Costantino), il dato topico in chiusura («victoris Symphoriani»), scritto su rasura, costituisce un evidente problema circa l'origine del codice. Per superare tale anomalia, Tino Licht ha proposto questa ipotesi: il manoscritto sarebbe stato copiato su iniziativa dell'abate Costantino per appoggiare l'insediamento di Adalberone, nipote di Adalberone II, come successore di Teoderico I sul seggio episcopale mettense; per lui avrebbe fatto allestire questa raccolta di testi celebrativi dell'episcopato, che sarebbe dovuta restare probabilmente presso la cattedrale di Santo Stefano. Tuttavia, con l'usurpazione dell'incarico pontificale da parte di Teodorico II, tutore di Adalberone, il manoscritto non avrebbe raggiunto la biblioteca della cattedrale, rimanendo presso Saint-Symphorien. Al f. 177v una nota rubricata e in scrittura crittografata, tracciata da una mano dell'XI secolo, conferma l'appartenenza del codice alla stessa abbazia: «Liber Sancti Simphoriani Mettensis cenobii». Il manoscritto è successivamente appartenuto al capitolo della cattedrale mettense di Santo Stefano; nel 1657 appare essere in possesso del consigliere al Parlamento di Parigi Claude Hardy, quando Philippe Labbe ne fa una descrizione. Prima dell'attuale collocazione presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, il manoscritto si trovava nel fondo di Jean-Baptiste Colbert, che l'aveva acquisito il 14 luglio 1675.Il Liber de episcopis Mettensibus di Paolo Diacono si trova ai ff. 1v-16r; la prima parte del testo è interpolata dall'agiografia su san Clemente - alla quale si riferisce la titolatura iniziale -, che occupa i ff. 1v-6r. Il codice è l'unico testimone che attesta gli epitaffi dedicati alle principesse carolinge, i quali sono seguiti, ai ff. 13v-14v, da un «Exemplar de datione pallei», breve pontificio inviato da papa Giovanni VIII (872-882) per conferire la dignità del pallium al vescovo Wala (876-882).
(ff. 1v-16r) Liber de episcopis Mettensibus
f. 1v: Incipit Vita beati Clementis Mettensium primi pontificis
f. 1v inc.: Postquam peractis omnibus quae cum patre pro mundi salute gerenda disposuerat
f. 6r expl.: ubi cum eo laetatur feliciter in saecula saeculorum. Amen
f. 6r: Explicit Vita beatissimi Clementis Metensis urbis primi episcopi ab urbe Roma missi
f. 6r: Successit huic primo pontifici beatissimo Clementi vir plenus deo Calestis nomine
f. 16r expl.: minus idonee non audeo quae de vestrae vitae cursu laudabili maiori stilo promenda sunt
f. 16r: Expliciunt pauca de gestis pontificum
BIBLIOGRAFIA: Levison, Conspectus cit., p. 637; Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de date, de lien ou de copiste, a cura di Ch. Samaran - R. Marichal, vol. II, Bibliothèque nationale, fonds latin (nos 1 à 8000), Paris 1962, p. 495; De Gaiffier, Notes cit., p. 31; F. Dolbeau, Anciens possesseurs des manuscrits hagiographiques latins conservés à la Bibliothèque Nationale de Paris, in «Revue d'Histoire des Textes», 9 (1979), pp. 183-238, ma a p. 198; J. Vezin, Un manuscrit messin de la première moitié du XI° siècle (Reims, Bibliothèque municipale 1429), in Miscellanea codicologica E. Masai dicata, a cura di P. Cockshaw, M. C. Garand, P. Jodogne, Gand 1979, pp. 157-64, ma a p. 161; Vezin, Les scriptoria cit., p. 49; Vezin, Les manuscrits en Lotharingie cit., pp. 313-4; Licht, Untersuchungen cit., pp. 30-3; Chazan, Clemens, in Miracles cit., pp. 155-6.