Gent, Universiteitbibliothek 307
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sec. XI
Pergamena; ff. 159, mm 287 × 205; testo a piena pagina di rr. 31/ll. 31. Il codice è composto da due unità codicologiche, entrambe mutile, unite assieme con rilegatura moderna in pelle del 1750. La prima unità, con iniziali decorate e semplici rubricate, consta di 48 fogli redatti da una mano dell'XI secolo in scrittura carolina, con titolature in onciale e carolina; essa trasmette una copia del Diadema monachorum di Smaragdo, che si arresta mutilo al f. 48v con le parole del capitolo 59 «ut eo in crescentes ad eum//». La seconda unità codicologica, che conta 111 fogli, presenta ai ff. 49r-150v titolature rubricate in onciale e carolina, iniziali decorate rubricate e testo in carolina; i ff. 150v-159v presentano invece titolature in littera textualis rubricate, iniziali semplici e testo in littera textualis. Sono trasmessi in questa parte del manufatto alcuni testi agiografici vergati da dieci mani differenti datate al perido compreso tra XI e XIII secolo. Questa seconda unità è lacunosa di alcuni fogli, caduti prima della cartulazione moderna del codice - che, a causa di duplicazioni, numera 304 pagine in luogo delle 318 effettivamente trasmesse fino a noi. Il primo dei testi ivi trasmessi (ff. 49r-56r) è la Vita sancti Clementis episcopi et confessoris, titolo dato al Liber de episcopis Mettensibusnella versione aumentata dell'agiografia clementina. Al f. 159v è riportato l'indice dei testi che originariamente costituivano la seconda unità codicologica, ora acefala: nei fogli che precedevano il testo paolino essa trasmetteva una Vita sancti Martini episcopi e una Vita sancti Britii. Successivamente alla costituzione del codice come è trasmesso ora, detti titoli sono stati tagliati da una mano che aggiunge nello spazio soprastante la voce «Smaragdum sive Diadema monachorum». Il codice proviene dallo scriptorium di Saint-Maximin di Treviri, dove venne conservato con segnatura 235; un biglietto applicato alla moderna rilegatura riferisce al 1900 l'acquisizione del codice da parte dei padri Bollandisti a Bruxelles, quindi, nel 1910 da parte di Wilhelm Levison.Il Liber de episcopis Mettensibus è trasmesso nella forma interpolata dall'agiografia clementina. Il testimone distingue la sezione dedicata a san Clemente, che viene suddivisa in cinque lectiones, dal resto dell'opera alla quale sono premesse le parole Item pauca de gestis subsequentium pontificum. Nel codice non sono trasmessi gli epitaffi, l'assenza dei quali induce a un'ulteriore suddivisione del testo: al f. 54v, in seguito alla formula introduttiva dei componimenti, il testo in prosa riprende al rigo successivo, tracciato in scrittura capitale.
(ff. 49r-56r) Liber de episcopis Mettensibus
f. 49r: Incipit Vita sancti Clementis episcopi et confessoris
f. 49r inc.: Postquam peractis omnibus quae cum patre pro mundi salute gerenda disposuerat
f. 51v expl: ubi cum eo letatur feliciter in secula seculorum
f. 51v: Explicit vita beatissimi Clementis Metensis urbis primi episcopi ad urbe Roma missi.
f. 51v: Item pauca de gestis subsequentium pontificum
f. 51v inc.: Successit huic primo pontifici beatissimo Clementi vir plenus Deo Celestis nomine
f. 56r expl.: minus idonee non audeo que de vestre vite cursu laudabili maiori stilo promenda sunt
f. 55v: Expliciunt pauca de gestis Metensium pontificum
BIBLIOGRAFIA: H. Böhmer, Handschriften der Universitätsbibliothek zu Gent, in «Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtkunde», 8 (1843), pp. 549-52, ma alle pp. 549-51; Societé des Bollandistes, De codice 307 Bibliothecae publicae Gandavensis, in «Analecta Bollandiana», 20 (1901), pp. 198-204; W. Levison, Conspectus codicum hagiographicorum, in MGH, SS rer. Merov., VII 1, Hannover-Leipzig 1920, pp. 529-706, ma a p. 591; Chazan, Clemens, in Miracles cit., p. 156.